POESIA – Se le ali servono anche a tornare a casa. Intervista a Rita Proto
La scrittrice e poetessa Rita Proto è l'autrice del libro di poesie "Tra ali e Radici", edito da Arduino Sacco Editore
Da Simonetta Caminiti -
Fluttuare nel vento, attraversare vuoti, fronde pungenti, cercare il
sole. Eppure, mai dimenticare che da qualche parte sulla strada, lì a
terra, restano le salde le proprie «radici». Lo sa bene la nostra Rita
Proto, giornalista già firma del Corriere della Sera e L’Unità che
collabora con MP News, ma che, oltre a occuparsi di informazione, scrive
belle poesie. La sua raccolta Tra ali e radici (Arduino Sacco Editore) è
un percorso e un saggio in preziosi frammenti sull’equilibrio che nella
vita una donna stabilisce faticosamente tra le corse, i cambiamenti, le
piccole-grandi calamità della vita, e quella patria di emozioni e
valori a cui resta sempre ancorata. Quella parte di sé che nulla muta,
che lega e protegge.
Tra ali e radici. Quali sono nella tua vita “le ali” che ti fanno volare, e le “radici” che ti tengono salda e fedele alla terra?
Le ali che mi fanno volare sono le speranze, i sogni a occhi aperti. Anche gli aquiloni, che spero portino le donne afgane lontano dalle loro catene. Ci sono momenti magici, in cui mi sento parte di una Rete, in cui condivido gioie e difficoltà con le persone care, con gli amici e compagni di viaggio. Spiego le ali quando scrivo sul mio quaderno di carta fiorentina, rilegato da un vecchio artigiano, con fiori e colori di primavera . Le radici? Sono la mia forza, la mia energia di donna che conosce se stessa e si vede salda nei suoi diritti. Radici sono la mia casa, i miei amori, mia figlia. Ma anche la coerenza dei miei ideali, i valori su cui ho costruito la mia vita e che ho cercato di seminare .
Scrivere poesie nel 2015. Per chi? Che tipo di persone, in una società che corre, brucia il piacere nei pochi minuti di una sigaretta, legge soprattutto storie forti – che tipo di persone, torno a chiederti – ama la poesia?
Il lettore di poesia è un sognatore. Una persona che ama vivere lentamente, assaporando sapori ed emozioni senza fretta. Un uomo o una donna che amano le emozioni forti, raccontate con l’occhio del pittore che vede quello che sente dentro di sé. Un libro di poesia si può prendere al bisogno, aprire a caso o cercando quelle parole che ci fanno bene, perché ripercorrono le strade del nostro dolore o della nostra gioia. Parole che ci ricordano un amore perso o ritrovato, che ci fanno sentire meno soli.
Quando hai scoperto di voler fare la giornalista e… pensi che la vena poetica ti serva anche in questo lavoro?
Scrivo poesie da sempre. Quando ero adolescente mi hanno regalato il “gioco del giornalista”, visto che amavo molto scrivere. In realtà ho scoperto che volevo fare la giornalista quando, nel 1982, ho vinto la borsa di studio della FIEG e FNSI, che mi ha aperto le porte di una professione che ho amato dal primo momento. Ho avuto grandi maestri che mi hanno aiutato a trovare il mio stile e a raccontare la realtà.A modo mio. Linguaggio poetico e linguaggio giornalistico non sono poi così diversi: si tratta di uno sguardo personale sulla realtà. In buona fede e sempre con la convinzione che, ieri e oggi, “il personale è politico”.
Ci regali un paio di versi delle tue poesie che ti hanno un po’ cambiato la vita?
Non riesco a “frantumare” le mie poesie in versi. Preferisco regalarne una della mia raccolta Tra ali e radici” Arduino Sacco Editore, che amo molto, dal titolo,“Epitaffio”:
Voglio essere seme,
che la terra sia fertile
e il Giardiniere
se ne prenda cura.
Avrò fiori e foglie e rami
e al vento canterò
parole di donna.
Quali sono i tuoi modelli letterari?
Amo molto la poesia russa (in particolare Anna Achmatova e Marina Cvetaieva) , l’antologia di Spoon river di E.Lee Master, Alda Merini, Nâzım Hikmet . Emily Dickinson riesce in estrema sintesi a raccontare emozioni che restano sospese. Di recente ho scoperto il fascino dell’haiku e la forza dei landays, piccole composizione poetiche delle donne pastun. Solo due versi, uno di 9 e uno di 13 sillabe, con cui le afgane riescono a raccontare le loro vite, tra amore e dolore con una intensità inaspettata.
Lo stereotipo vuole che il poeta sia sempre un po’ infelice. È così?
Non credo che un poeta sia infelice. Credo però che sia consapevole dei limiti della realtà e che cerchi di mettere ali ai suoi desideri. Spesso racconta quello che gli manca, ma in certi attimi riesce a cogliere la scintilla di momenti irripetibili. Il poeta guarda in alto, ma conosce le profondità del dolore e della solitudine. Sa godere di un’alba, di un amore, di una vera amicizia.E non si sforza di vedere sempre il “bicchiere mezzo pieno”…
Cos’altro ti piace scrivere?
Mi piace scrivere “Incontri metropolitani”, che è diventata una rubrica in cui racconto l’incontro con persone che non conosco ma che condividono la loro vita per il tempo di un viaggio in metro o dell’attesa di una visita. Mi piace ascoltare le storie, conoscere persone di culture e lingue diverse. Mi fa sentire in una Rete solidale, in cui mi sento cittadina del mondo.
A chi dedichi il tuo primo volume?
A mia figlia Liliana. Che spero scoprirà nei miei versi tante sfumature di me che non conosce: non solo mamma, ma anche figlia, amica, donna che ama e lotta per i suoi diritti.
"L'intervista radiofonica del 10 novembre 2015 è di Dickens, programma di approfondimento letterario, condotto da Maria Genovese su Roma Tre Radio tutti i martedi dalle 17 alle 18 su Roma Tre Radio".
Tra ali e radici. Quali sono nella tua vita “le ali” che ti fanno volare, e le “radici” che ti tengono salda e fedele alla terra?
Le ali che mi fanno volare sono le speranze, i sogni a occhi aperti. Anche gli aquiloni, che spero portino le donne afgane lontano dalle loro catene. Ci sono momenti magici, in cui mi sento parte di una Rete, in cui condivido gioie e difficoltà con le persone care, con gli amici e compagni di viaggio. Spiego le ali quando scrivo sul mio quaderno di carta fiorentina, rilegato da un vecchio artigiano, con fiori e colori di primavera . Le radici? Sono la mia forza, la mia energia di donna che conosce se stessa e si vede salda nei suoi diritti. Radici sono la mia casa, i miei amori, mia figlia. Ma anche la coerenza dei miei ideali, i valori su cui ho costruito la mia vita e che ho cercato di seminare .
Scrivere poesie nel 2015. Per chi? Che tipo di persone, in una società che corre, brucia il piacere nei pochi minuti di una sigaretta, legge soprattutto storie forti – che tipo di persone, torno a chiederti – ama la poesia?
Il lettore di poesia è un sognatore. Una persona che ama vivere lentamente, assaporando sapori ed emozioni senza fretta. Un uomo o una donna che amano le emozioni forti, raccontate con l’occhio del pittore che vede quello che sente dentro di sé. Un libro di poesia si può prendere al bisogno, aprire a caso o cercando quelle parole che ci fanno bene, perché ripercorrono le strade del nostro dolore o della nostra gioia. Parole che ci ricordano un amore perso o ritrovato, che ci fanno sentire meno soli.
Quando hai scoperto di voler fare la giornalista e… pensi che la vena poetica ti serva anche in questo lavoro?
Scrivo poesie da sempre. Quando ero adolescente mi hanno regalato il “gioco del giornalista”, visto che amavo molto scrivere. In realtà ho scoperto che volevo fare la giornalista quando, nel 1982, ho vinto la borsa di studio della FIEG e FNSI, che mi ha aperto le porte di una professione che ho amato dal primo momento. Ho avuto grandi maestri che mi hanno aiutato a trovare il mio stile e a raccontare la realtà.A modo mio. Linguaggio poetico e linguaggio giornalistico non sono poi così diversi: si tratta di uno sguardo personale sulla realtà. In buona fede e sempre con la convinzione che, ieri e oggi, “il personale è politico”.
Ci regali un paio di versi delle tue poesie che ti hanno un po’ cambiato la vita?
Non riesco a “frantumare” le mie poesie in versi. Preferisco regalarne una della mia raccolta Tra ali e radici” Arduino Sacco Editore, che amo molto, dal titolo,“Epitaffio”:
Voglio essere seme,
che la terra sia fertile
e il Giardiniere
se ne prenda cura.
Avrò fiori e foglie e rami
e al vento canterò
parole di donna.
Quali sono i tuoi modelli letterari?
Amo molto la poesia russa (in particolare Anna Achmatova e Marina Cvetaieva) , l’antologia di Spoon river di E.Lee Master, Alda Merini, Nâzım Hikmet . Emily Dickinson riesce in estrema sintesi a raccontare emozioni che restano sospese. Di recente ho scoperto il fascino dell’haiku e la forza dei landays, piccole composizione poetiche delle donne pastun. Solo due versi, uno di 9 e uno di 13 sillabe, con cui le afgane riescono a raccontare le loro vite, tra amore e dolore con una intensità inaspettata.
Lo stereotipo vuole che il poeta sia sempre un po’ infelice. È così?
Non credo che un poeta sia infelice. Credo però che sia consapevole dei limiti della realtà e che cerchi di mettere ali ai suoi desideri. Spesso racconta quello che gli manca, ma in certi attimi riesce a cogliere la scintilla di momenti irripetibili. Il poeta guarda in alto, ma conosce le profondità del dolore e della solitudine. Sa godere di un’alba, di un amore, di una vera amicizia.E non si sforza di vedere sempre il “bicchiere mezzo pieno”…
Cos’altro ti piace scrivere?
Mi piace scrivere “Incontri metropolitani”, che è diventata una rubrica in cui racconto l’incontro con persone che non conosco ma che condividono la loro vita per il tempo di un viaggio in metro o dell’attesa di una visita. Mi piace ascoltare le storie, conoscere persone di culture e lingue diverse. Mi fa sentire in una Rete solidale, in cui mi sento cittadina del mondo.
A chi dedichi il tuo primo volume?
A mia figlia Liliana. Che spero scoprirà nei miei versi tante sfumature di me che non conosce: non solo mamma, ma anche figlia, amica, donna che ama e lotta per i suoi diritti.
"L'intervista radiofonica del 10 novembre 2015 è di Dickens, programma di approfondimento letterario, condotto da Maria Genovese su Roma Tre Radio tutti i martedi dalle 17 alle 18 su Roma Tre Radio".
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